Fare un vino e sempre più “stare, far vivere e vendere” un territorio.
Esistono imprese che sono in grado di nascere, crescere e svilupparsi senza generare relazioni ed effetti su persone e territori?
Se mai ce ne fossero alcune non è certo il caso delle imprese vitivinicole! Per argomentare le mie affermazioni amo prendere in esame i numeri. In un recente convegno in occasione della consegna dei diplomi del “Corso di Politiche e Governance del Territorio” dell’Università di Verona del quale ho l’onore di essere docente, ho portato dei numeri che fanno riferimento al territorio di Verona forniti dal Centro Studi di Banca Intesa sui Distretti Italiani:
- distretto calzatura: -5,3%
- marmo e graniti Valpolicella – 3,1%
- mobili -3%
- vino + 9,6
- turismo + 2,1
- dolci veronesi + 44%
Calano i Distretti che non hanno collegamenti organici con il territorio e crescono i Distretti che “sposano” il territorio.
I numeri confermano l’effetto positivo che si innesca in una economia quando una determinata produzione e un territorio giocano insieme una partita! Non sempre accade questo e la vicenda dell’Ex-ILVA a Taranto ne è una terribile testimonianza.
Per un imprenditore i “processi socialmente sensibili” sono un fattore di sviluppo e un’opportunità mentre possono essere un limite insuperabile se non adeguatamente considerati. Sostenibilità, riduzione dei trattamenti, valorizzazione delle tradizioni, ospitalità, ricchezza diffusa… sono oggi valori che possono cambiare in meglio la proposta di valore fatta al Cliente della Cantina.
In particolare la parola SOSTENIBILITA’ rende il tema molto chiaro. Le tre dimensioni della sostenibilità: economica-ambientale e sociale sono i tre ambiti dove trovare un terreno comune di lavoro tra gli operatori economici, gli enti locali e la popolazione.
Ogni posizione che non tenesse conto di tutte le tre dimensioni sarebbe irrealistica e pertanto frutto di una posizione ideologica destinata ad alimentare scontro sociale e declino economico.
Servono persone preparate ad affrontare questa sfida:
- nelle imprese persone capaci di rispondere alle aspettative dei consumatori sempre meno disponibili verso i prodotti non sostenibili e capaci di massimizzare la loro competitività in un sistema a rete su un territorio;
- negli enti locali persone capaci di “piegare la burocrazia” a servizio del bene comune;
- nella popolazione persone capaci di distinguere il bene comune dai propri interessi particolari (vedi il dilagare dei “NIMBY”: l’acronimo inglese di “non nel mio giardino”) e capaci di mettersi in rete con le imprese per fornire competenze e in rete con gli Enti locali attraverso le numerose esperienze associative (strade del vino, proloco, associazioni culturali, …)
La parola SOSTENIBILITA’ potrebbe diventare il collante tra:
- Ambiente, Economia, Socialità
- Passato, Presente, Futuro
- Imprese, Enti locali, Popolazione
Il tema della sostenibilità impone un metodo di lavoro in cui l’unità di misura non è più il solo interesse di parte, qualsiasi essa sia, ma l’idea che abbiamo un patrimonio che ci è stato donato e tramandato e che dobbiamo valorizzarlo e tramandarlo. Tutto questo genera valore.
Non ascoltiamo quindi coloro che pensando di essere più “informati” degli altri considerando la sostenibilità solo come una moda del momento. É invece un processo di lavoro, una parte integrante di ogni strategia di sviluppo. Tanto più nel vino!
A cura di Luca Castagnetti, Dottore Commercialista – Direttore Centro Studi Management DiVino di Studio Impresa.
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Fonte: Sistemiamo l’Italia