eBook “La malattia nel rapporto di lavoro”

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Il 6 settembre 2018, nel corso di un’audizione alla Commissione Lavoro del Senato, il Presidente dell’Inps ha diffuso alcuni dati relativi alle visite di controllo della malattia.
Come emerge dai relativi documenti, ogni anno, l’Inps spende circa 2 miliardi per indennità di malattia per i dipendenti privati (carico delle imprese nei primi 3 giorni di assenza), mentre le giornate di assenza dei pubblici dipendenti valgono circa 2,8 miliardi annui, calcolati in termini di retribuzione corrisposta al lavoratore in caso di malattia.
L’Istituto riceve ogni anno circa:
a. 12 milioni di certificati di lavoratori privati assicurati Inps per la malattia; e
b. 6 milioni di certificati di dipendenti pubblici del cosiddetto Polo Unico;
per un totale che è quindi pari a ben 18 milioni di certificati: a fronte di questo numero, il controllo riguarda circa 1 milione di visite di controllo all’anno (ossia, grosso modo, il 5%). Lo svolgimento di tale attività – dopo lo stop che il Garante della Privacy ha imposto al sistema informatico istituito dall’Inps – è affidato a circa 400 medici di ruolo, che dovrebbero esaminare manualmente 30.000 certificati pro capite, cui andrebbero aggiunti i 15.000 pro capite dei lavoratori pubblici del Polo Unico.
La sospensione del ricorso al cd. data mining, ossia l’apposito software che era stato messo a punto dall’Inps, ha comportato la sospensione della programmazione ‘intelligente’ delle visite fiscali e il ritorno all’estrazione casuale dei nominativi da sottoporre a verifica.
Conseguentemente, le visite fiscali che riscontrano idoneità al lavoro e prevedono una riduzione della prognosi si sono ridotte di quasi il 40%, mentre si sono ridotti del 75% i casi in cui si pone un limite inderogabile alla durata della malattia.
Ciò causa all’Inps una perdita superiore a 4 milioni di euro l’anno.
A questo punto, ha concluso il presidente Boeri, “solo un intervento normativo può consentire all’Inps di ripristinare un sistema automatizzato o di profilazione che consenta, nell’interesse complessivo del Paese, di far emergere quelle situazioni in cui, non necessariamente in mala fede, il lavoratore è ‘meno malato’ di quanto dica il suo certificato medico”.
Come ben si comprende, tale situazione – insieme a un quadro giuridico assai incerto, alla luce anche dei diversi orientamenti giurisprudenziali, i quali talora tollerano tal altra sanzionano comportamenti assolutamente similari – non agevola le imprese.
Proprio alla luce di quanto sopra, si è ritenuto di approcciare l’argomento cercando di fornire a consulenti, avvocati e responsabili del personale un quadro d’insieme di diritti e obblighi.

 

Questo volume è realizzato da Sistemi S.p.A. in collaborazione con il Dott. Alberto Bosco – Esperto di diritto del lavoro, Consulente aziendale e formatore.

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[contact-form-7] Fonte: Sistemiamo l’italia

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