La risposta è positiva, con qualche avvertenza. Iniziamo col chiarire che il recesso per superamento del periodo di comporto è solamente “assimilabile” all’ipotesi del licenziamento per giustificato motivo oggettivo (bloccato dall’art. 46 del D.L. n. 18/2020 sino al 16 maggio).
A
confermare tale distinzione vale sia la diversa fonte normativa (art. 3 della
legge 15 luglio 1966, n. 604, per il licenziamento per giustificato motivo
oggettivo; art. 2110 cod. civ. per il periodo di comporto), sia l’orientamento delle
sezioni unite della Cassazione (sentenza n. 12568/2018), che hanno chiaramente
affermato che le due ipotesi di licenziamento sono del tutto distinte; tale
differente disciplina è, pur se indirettamente, confermata anche dall’art. 7
della legge n. 604/1966, il quale, nel regolare la procedura per il tentativo
obbligatorio di conciliazione presso l’Ispettorato nel caso del giustificato
motivo oggettivo (datore oltre i 15 dipendenti e lavoratore non a tutele
crescenti), esclude espressamente che la procedura possa o debba essere
attivata in caso di avvenuto superamento del periodo di comporto.
Quindi,
anche nel periodo durante il quale vige il divieto di licenziamento per GMO (17
marzo – 16 aprile 2020), è possibile licenziare il lavoratore che ha superato
il periodo di malattia previsto dal contratto collettivo, ricordando però
quanto segue:
a)
la malattia non deve essere imputabile al datore, che abbia violato gli
obblighi di sicurezza;
b)
l’art. 26 del D.L. n. 18/2020 dispone che il periodo di quarantena con sorveglianza attiva o permanenza
domiciliare fiduciaria con sorveglianza attiva dai lavoratori per coronavirus, è
equiparato a malattia per il trattamento economico e non è computabile nel
comporto;
c) se il lavoratore ha ferie arretrate
e vuole goderle onde evitare il superamento del periodo di comporto, il datore
è praticamente obbligato a concederle.
A cura di Alberto Bosco – Esperto di diritto del lavoro, Giuslavorista, Pubblicista de Il Sole24Ore. Consultente aziendale e formatore.
Fonte: Sistemiamo l’Italia